Conversazione telefonica
“Com’è andato il giro sull’ultraleggero? Non hai avuto paura di volare da sola?”
“Guarda che da quando ho superato il trauma fisico e psichico dell’incidente posso dire di non aver più avuto paura…”
“Ma hai avuto attacchi di panico…”
“Lo so, ma è diverso: per me ci sono momenti di ansia, che forse sono riconducibili al timore di convivere con la malattia, ma non ci sono più stati episodi seri collegabili alla paura della morte.”
“Non capisco. Paura della malattia non è forse una fase della paura della morte? Mi spiego: non temi che il progredire della malattia ti tolga pian piano la possibilità di vivere appieno e si trasformi in dipendenza dagli altri? Non è come essere fisicamente morta, se i tuoi organi non rispondono ai comandi della tua mente?”
“No. Credo di aver superato questa fase. Infatti da quando ho iniziato a volare e in particolare da quando ho conseguito il brevetto, sento che sono finalmente in grado di mettere in pratica il “lascia che sia”, di affidarmi alla corrente, a quello che mi piace chiamare “flow”. Mi lascio trasportare, insomma…”
“Lascia che sia. Let it be. Mi ricorda una canzone dei Beatles.”
“Certo, è una canzone famosa, ma il ‘flow’ è piuttosto un fluttuare lasciandosi trasportare dalla corrente, dal vento, dal soffio, senza lottare per seguire una direzione premeditata, senza nuotare controcorrente. E’ un affidarsi e gioire delle emozioni positive che ne scaturiscono.”
“Ma com’è che hai imparato a lasciarti andare?”
“Guardare dall’alto la terra, la natura, i boschi, i corsi d’acqua, il mare, aiuta, perciò mi è venuto naturale non appena ho iniziato a volare. L’ho desiderato fin da bambina e mi sento come un grande uccello che disegna i suoi voli abbandonandosi alle correnti ascendenti e discendenti.”
“Mi sembra una sensazione simile alla mia quando sono in acqua: potrei starci per ore muovendomi lentamente, in pace, in silenzio. L’acqua nelle orecchie, anche se non hai i tappi, attutisce i rumori, rendendo tutto ovattato. I movimenti diventano più lenti, simili a quelli di chi danza; lo sguardo coglie il bello, filtrato attraverso la lente che l’acqua diventa. La pelle beve, si idrata, si sazia. Io almeno mi sento così: pienamente soddisfatta e felice!”
“E’ un po’ la stessa cosa, è vero. Il mio primo volo da sola ho voluto farlo sorvolando terreni che conosco bene, quasi intorno a casa, ma che non ho mai visto in quest’ottica: ho seguito il Po e mi sono permessa anche un passaggio sulla Venaria Reale e sulla Mandria, sui luoghi che ho amato da bambina. Ti ricordi le nostre gite scolastiche?”
“Come no? E la prossima meta quale sarà?”
“Per ora è un segreto, ci sto ancora lavorando.”
“Ascolta, non voglio dimenticare il motivo per cui ti ho chiamata… dal momento che hai iniziato a praticare il Qi Gong e ti stai sempre più avvicinando alle discipline orientali, che ne diresti di un approfondimento della Medicina Tradizionale Cinese, con qualche riferimento ai punti dell’agopuntura? Al limite potremmo fermarci alla conoscenza teorica, non c’è bisogno di passare alla pratica.”
“Sarebbe interessante e un giorno potrebbe tornarmi utile. Cos’hai scoperto?”
“Un corso online, ma so già che da sola non arriverò alla fine.”
“Mandami il link, vedo e ti faccio sapere…”
“Grazie. Guarda che non c’è fretta, la promozione scade tra un mese. E poi c’è sempre Federico…”
“Chi è Federico?”
“Il ragazzo che ha conosciuto Camilla. Ce l’ha presentato a Torino, si occupa proprio di MTC e sono certa che potrà consigliarci!”
“D’accordo, allora… Buonanotte!”
“Anche a te, Fai bei sogni!”
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