giovedì 13 gennaio 2022

Rissa

 

 


Rissa

Scriva, per favore, su questo taccuino, tutto quello che può associare a ciascun titolo…” chiede Anna con gentilezza alla paziente.

Bastano poche parole che facciano da promemoria, poi mi racconterà a voce i particolari.”

Rissa - La prima persona che mi è venuta in mente è mia sorella, in particolare nella circostanza in cui, tra le altre cose, mi ha detto di non voler condividere con me la cappella mortuaria per tenere unita la sua famiglia. E poi quell’altra, posteriore di alcuni anni, in cui mi ha riversato addosso parole dure per un privilegio di cui ero certamente felice, ma che non avevo cercato. Era successo, semplicemente.”

Ancora qualcosa? Rissa, conflitto, scontro…”

Risse vere e proprie erano anche quelle che si svolgevano nei Consigli di Classe: è successo tanto a Casale quanto a Cassine, e alla fine non c’erano vinti e vincitori, ma certo qualcuno ne usciva in lacrime (che in realtà erano lo sfogo per la tensione accumulata, l’irritazione, il nervosismo che aleggiava ed era palpabile).

Rissa mi sembrò, quando ero piccola, la lotta che si svolse sotto i miei occhi increduli tra mio padre ed un suo amici, un certo Alfio. Fingevano di sopraffarsi a vicenda ed io ho temuto davvero che qualcuno potesse fargli male: era l’uomo della mia vita.

Rissa quotidiana si svolgeva tra i nostri cani Penny e Dean, due femmine che di solito giravano tranquille per il giardino, salvo poi aggredirsi: o meglio era Dean che mordeva Penny sul muso facendola acquattare per terra per sottometterla – credo – mentre la poveretta guaiva e mi faceva una pena terribile.

Forse si possono definire risse anche alcune sceneggiate che abbiamo messo su in famiglia: spesso Franco ed io, in tempi abbastanza recenti, parecchie volte i ragazzi ed io, in tempi più lontani, quando loro erano bambini non indifesi ed io l’aggressore.”

Mi ha detto di avere tre figli. Franco è suo marito, suppongo…”

Sì, con Franco alcune volte è finita con un: ‘Basta! Non possiamo più stare insieme. Ci distruggiamo a vicenda!’ salvo poi continuare come prima, facendo finta che quelle ultime parole non fossero mai state pronunciate.

Risse verbali, sì, ma dolorose almeno quanto quelle fisiche.

Persone rissose, invece, ne ho conosciute poche e in questo momento non ne ricordo proprio.

Mia sorella però… va tutto bene se non la si contraddice, se la si lascia parlare dei suoi amici (pochi, e tutte donne) e dei suoi nemici (tutti gli extracomunitari, le persone di colore, le donne che indossano i pantaloni stretti con i tacchi alti, che vanno in giro mostrando abbondanti porzioni del corpo, tutte le prostitute con i loro protettori, ma soprattutto con i loro clienti, buona parte del genere umano di sesso maschile, poi coloro che gridano, che sono volgari, che ‘si lavano poco’, che non puliscono casa tutti i giorni e via di seguito…) perché lei rispetta le differenze, purché non le capitino sotto gli occhi. Per il resto è ironica, simpatica, costruttiva… insomma ha le sue virtù. Le apprezzo, quelle poche volte in cui ci vediamo.”







  1. Una grande famiglia

Proprio stamattina, appena sveglia, ho ripensato al post su Facebook che mi hai mostrato e ho cercato di ricostruire l’albero genealogico della famiglia cui alludevi, molto numerosa ma ahimè oggi ridotta di parecchi membri da malattie che non hanno lasciato loro la gioia di veder crescere figli e nipoti. Ne ricordo la matriarca, già in età avanzata e vedova. Il patriarca lo vidi in fotografia, in atteggiamento da pescatore con preda, in Sardegna. Anche questa foto era stata postata.

Primogenito era un figlio maschio del quale non ricordo la moglie, quindi può essere che fosse vedovo o divorziato. Si prendeva cura del suo figlio maschio, ora sposato e padre di una bellissima bambina. Venivano poi due coppie di gemelle, in cui una sorella era bionda e l’altra mora. La prima bionda, sposata e madre di una ragazza, ha avuto il dispiacere di vederla morire di cancro ancor giovane, lasciando tre figlie, due delle quali gemelle. La mora della prima coppia, invece, generò due femmine, una bionda e una mora, ma in questo caso non so se fossero gemelle. Del marito non ho alcun ricordo, anche se ho capito col tempo che il coniuge acquisito non resisteva a lungo, perché, di fatto, si ritrovava sposato a ‘tutta la famiglia’, perciò spesso si dava alla fuga. Confesso che potrebbe essere una mia malignità.

Quanto alla seconda coppia di gemelle, la bionda si è sposata ed ha avuto una figlia. Più o meno era mia coetanea. Purtroppo però né lei né il marito hanno avuto il piacere di conoscere il nipotino. La gemella mora numero due ebbe un figlio maschio, oggi credo ancora felicemente sposato a Venezia, ma fu lasciata dal marito e ricordo che passò momenti difficili. Spero si sia ripresa.

In seconda generazione la ragazza bionda si occupa dei due bellissimi figli. E proprio pensando a lei sono andata in confusione perché questi giovani li ho visti crescere e, da adolescenti, diventare adulti, quando hanno avuto modo di diventarlo.

Oggi non c’è più l’unione che negli anni Novanta contraddistingueva questo nucleo familiare: la casa che li riuniva – specialmente d’estate – è stata venduta e tutti i cugini vivono la loro vita frequentando amici differenti. Forse qualche matrimonio, battesimo o – ahimè – funerale li vedrà ancora riunirsi, ma quell’intreccio di relazioni non sarà più così stretto.

Era proprio così: sposare un membro di quella famiglia comportava accettare di integrarsi e convivere, almeno per brevi periodi, con tutti quanti.”





 

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