MONZA
Monza mi è rimasta nel cuore.Giovanna ed io l'abbiamo già visitata: lo deduco dalle fotografie che ci ritraggono nei vialoni davanti alla Villa Reale, nei giardini della stessa, all'autodromo, sul tram o semplicemente in giro.
Tra l'altro Giovanna era pure in bicicletta! - la piccola bici di Antonio, direi - Avevamo infatti amici ospitali, che, a loro volta, venivano di tanto in tanto a Cassine: specialmente "la" Mariuccia con il nipotino.
Quando ero molto piccola, ricordo di essere rimasta impressionata dal racconto di questa donna, che - rimasta vedova da un giorno all'altro poiché il marito cadde dalla moto, battè la testa sul parciapiede e morì all'istante - fu sbattuta fuori casa dal suocero che evidentemente non l'aveva mai accolta. Erano titolari di una tabaccheria proprio a Monza e, improvvisamente, perdette marito e lavoro ritrovandosi sulla strada.
Forse fu una delle mie prime lezioni di vita: non ci sono certezze e il benessere di oggi può dileguarsi come neve al sole. Tuttavia mariuccia aveva un fratello - l'Ambrogio - che l'accolse nella casa in cui viveva insieme alla moglie maestra, "la villetta".
Così quando nacque il loro unico figlio, lei divenne la zia più tenera e più felice del mondo. Ebbero un loro locale, che era al contempo tabaccheria, bar e ristorante per lavoratori, lungo il viale che conduceva al cimitero: viale Ugo Foscolo.
Oltre che in visita con la famiglia, ricordo di essere stata ospitata per diversi giorni da sola e ho ricordi di esperienze insolite al riguardo: in primo luogo facevo colazione con un vero cappuccino e un Buondì Motta, insoliti per me a tal punto che elessi il cappuccino "la mia colazione preferita". E lo é ancora.
A Monza c'era un locale dedicato proprio ai prodotti della Motta: ci andai con mio padre per una degustazione golosa (erano gli anni Cinquanta!) e ci riotrnai negli anni Novanta quando andammo a trovare Fabio, ma ormai era sbarcato il Mc Donald e il Motta aveva perso gran parte del suo smalto.
Tra i piatti che mi furono serviti da Mariuccia - poiché essendo ospite pranzavo ad uno dei tavolini adibiti alla ristorazione - mi colpì in partocolare il piccione arrosto accompagnato da riso bianco. Fu l'unica volta in cui mangiai un piccione; di solito ero io a spargere briciole per loro in piazza Duomo. Anche al Duomo tornammo in quella gita - negli anni Novanta - organizzata con lo scopo di far visita a Fabio nel suo nuovo luogo di lavoro.
C'era anche il nonno Adolfo, che si muoveva a Monza come se ci avesse vissuto sempre. O almeno faceva finta. Così chiusi il mio cerchio. Mariuccia morì molto prima dei miei e mi restano solo tanti tanti ricordi.
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