Sciamani
A proposito di Natura, sembra sia trascorso un secolo da quando Eloisa ha compiuto il viaggio in Perù che le ha consentito di conoscere persone straordinarie, dalle grandi capacità terapeutiche: veri e propri sciamani. Non sapeva allora come un uomo potesse, nel corso della sua breve esistenza, raggiungere tanta saggezza e profondità al punto da poter entrare in sintonia con uno sconosciuto ed aiutarlo in modo tanto potente nel processo di guarigione. Le era stato spiegato – e lo aveva accettato senza dubitare – che uno sciamano, con la morte fisica, non dissipa le conoscenze acquisite, perché il corpo fisico è soltanto il primo livello, quello del serpente, ma ce ne sono altri tre: il livello del giaguaro, quello del colibrì e quello dell’aquila. Nel secondo livello risiede la mente, con tutti i sentimenti, le emozioni, che determinano i procedimenti biochimici del corpo fisico orientandolo verso la salute o la malattia. Quello del colibrì è il livello del sacro, dell’anima, da cui scaturiscono la creatività, l’immaginario, la poesia, i rituali che indirizzano la mente, la quale a sua volta determina lo stato del corpo fisico. Infine il quarto livello, quello dell’aquila, è il mondo dello spirito, dell’energia, dell’Uno che tutto comprende. Così almeno aveva inteso Eloisa, cui il linguaggio sciamanico giungeva talvolta in tutta semplicità, talvolta come avvolto da una simbologia complessa. L’aveva accolto ed accettato senza battere ciglio. E da allora le era ben chiara la potenza della visualizzazione, della preghiera, del sogno, quando si trattava di operare per la guarigione, perché lo sciamano operava non sul primo né sul secondo livello, mentre i medici che aveva conosciuto fino ad allora operavano su quello del serpente. Si era fatta uno schema, una specie di disegno che la guidava.
“Lo stato percettivo del colibrì viene associato con l’anima, la quale è consapevole che in noi risiede lo Spirito. […] Questa percezione avviene quando siamo in uno stato di sonno leggero e sogniamo oppure, più semplicemente, lasciamo correre la fantasia. Si tratta di uno stato profondamente creativo: le idee che ci sfuggivano nelle ore di veglia ci appaiono in forma simbolica. […] Al livello del colibrì osserviamo ciò che non possiamo percepire al livello della mente (giaguaro) o dei sensi (serpente); percepiamo la perfezione perché comprendiamo il modo in cui eventi e situazioni differenti si intrecciano in uno splendido arazzo.” (2). Mentre rilegge le parole di Alberto Villoldo, Eloisa sente che le sue capacità di creare attraverso la visualizzazione sono intatte. Ma non ha nulla da aggiungere alla sua realtà. Guarda il cellulare che è in modalità ‘silenzioso’, come sempre quando non vuole distrazioni, e prova un impulso ad accenderlo. Si prende un minuto per ‘staccare’, poi si alza e va a ripristinare la suoneria. Non passano dieci secondi che arriva la chiamata di Anna.
(2) Alberto Villoldo, Padroni del sogno. Come gli sciamani creano il mondo sognando. Edizioni L’età dell’Acquario, 2017
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