giovedì 13 gennaio 2022

Quaderni


 

    Quaderni







Nell’ora di religione si trascrivevano correttamente sul quaderno gli Inni Sacri di Alessandro Manzoni. In realtà non riuscimmo a studiarli tutti e per intero – sono dodici – perché ogni volta, dopo la trascrizione di un paio di strofe, si procedeva alla parafrasi, con spiegazione del testo. Infine le due strofe spiegate nell’ora di lezione settimanale dovevano essere studiate a memoria perché nella lezione successiva alcuni alunni, a turno, sarebbero stati chiamati a recitarle. Per avere un buon voto di religione era fondamentale saperle recitare a memoria! Naturalmente su ripartiva sempre dalla prima strofa, che ormai avevano imparato anche i banchi.

Così alla fine del triennio gli alunni della scuola media, almeno i più diligenti, sapevano recitare tutto d’un fiato almeno Il Natale e La Pentecoste.

Ma i quaderni dovevano essere corretti dal Canonico – c’erano delle domande per accertare la comprensione del testo – perciò alla fine dell’ora settimanale venivano impilati sulla cattedra: ne risultava una pila alta un palmo, che un’alunna diligente, abitante nella parte bassa del paese, più o meno nella zona in cui dimorava il sacerdote, portava tra le braccia, spesso aggiungendoli ai libri già pesanti, fino a consegnarli al domicilio. All’andata e al ritorno. L’onore toccava spesso a me oppure a Pinuccia, che abitava in campagna, in una cascina fuori mano.

Qual masso che dal vertice

Di lunga erta montana…” è rimasto impresso nella memoria di quella generazione, nel paese, ovviamente, insieme alle risposte del Catechismo.

Dei Vangeli non ricordo ci abbia mai parlato, almeno del messaggio che Cristo ha voluto trasmetterci. In compenso c’era una certa apertura verso gli apocrifi sull’infanzia, con questo Gesù che già da bambino faceva miracoli, batteva le mani e faceva volare gli uccellini.

Quanti sensi di colpa si sono insinuati nei bambini più sensibili al sentir parlare di peccati veniali e peccati mortali, quanta incredulità nell’osservare comportamenti, da parte degli adulti, che venivano bollati come “peccaminosi”! Venivano confessati? Gli uomini non si accostavano così di frequente al sacramento. Una volta l’anno, prima della Pasqua, ma quelli più avanti in età morivano in grazia di Dio? Le immagini dell’inferno con le fiamme che lambivano uomini e donne dai volti atterriti circolavano e suscitavano non pochi timori, specie nei bambini. Eppure le bestemmie fioccavano in quegli anni e le donne alludevano a figli illegittimi, bambini abbandonati nella “ruota” conventuale… che fossero fantasticherie come le storie che avevano come protagoniste streghe o masche?

Un film, che era stato proiettato nel cinema parrocchiale, mi aveva colpita ed impressionata: era la storia di Giovanna d’Arco che alla fine moriva sul rogo. Nella mia testa di bambina la santa – dopo essere stata condannata al rogo – sarebbe certo salita in paradiso, ma chi sarebbe andato all’inferno? Tutti coloro che l’avevano condannata? L’inferno era certo affollatissimo!”

La religiosità della nonna era profonda, ma anche molto aperta. La sua fede era assoluta, ma i precetti e le regole non le si confacevano.

















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