Lerici
Sono stata una bambina fortunata, al mare già da piccola grazie a tata Maria che viveva a La Spezia dove lavorava in un istituto bancario. Ricordo poco di quelle vacanze: un appartamento ad un piano alto cui si accedeva con scale...su, su, sempre più su. Non c'erano ascensori in quei palazzi di città costruiti per il ceto medio. Per quel che posso ricordare non c'erano neppure termosifoni. Anche a Genova, nell'alloggio che ci ospitava durante il periodo di studi universitari, niente ascensore e niente riscaldamento. Guai a dimenticare di comprare il pane!
Gianni, il padrone di casa, era nella polizia stradale ed aveva un sacco di conoscenze e contatti, per cui poteva davvero arrivare ovunque: conosceva persone che lavoravano al porto, al mercato del pesce, in municipio... aveva amici medici, direttori di qualsiasi ente... insomma bastava esprimere un desiderio che subito si materializzava.
Quando toccava a loro venire in visita, a Cassine, non dovevamo neppure ospitarli, perchè già ci pensavano Gina e Minichei d' Nolu (i genitori di Gianni). A lui piaceva andare a caccia e non parlava d'altro, almeno dal punto di vista di una bambina poco interessata all'argomento.
Tra Maria e Giuse c'era invece un'amicizia profonda, maturata probabilmente durante la guerra quando la famiglia Caneva era sfollata a Cassine. Se la raccontavano per ore, ma io ero esclusa dalle loro confidenze.
Così prima ancora che nascesse Paola, la legittima erede dei Gotta, io ebbi l'opportunità di venire coccolata e un po' viziata in quel di Lerici, Portovenere... insomma in quella zona del Levante ligure.
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