giovedì 13 gennaio 2022

Donne e buoi


 

    Donne e buoi








Valeva in passato il proverbio ‘Donne e buoi dei paesi tuoi’ che indirizzava i giovani a non correre rischi quando era tanto più semplice e sicuro scegliere in sposa una giovane di cui si conosceva la famiglia, con relativi vizi e virtù, anche nelle generazioni indietro. Esistevano tuttavia matrimoni combinati: la figura del sensale o della mezzana era rispettata e cercata in occasioni particolari, quando per esempio, per mascherare un difetto o un vizio – persino una situazione economica difficile – era necessario cercare un coniuge che avesse, a sua volta, qualche pecca oppure non portasse alcuna dote.

E c’erano i matrimoni per procura, combinati cioè per corrispondenza, tesi a pareggiare condizioni sociali anomale: in alcuni paesi c’erano più uomini che donne, alcuni contadini o allevatori non trovavano una moglie disposta a vivere relegata in campagna, lontano dai centri abitati, nel bel mezzo del nulla, oppure in meridione, dove le famiglie erano più numerose, si stentava a trovar marito alle figlie femmine, per quanto capaci a svolgere i lavori domestici e volonterose.

Perciò le eccezioni alle scelte dettate dal proverbio erano davvero tante: si spostavano verso la casa del marito giovani donne che lasciavano dal un giorno all’altro genitori, fratelli e sorelle, amici e parenti, cosicché il giorno del matrimonio, che avrebbe dovuto essere di gran festa, risultava portatore di timori, incertezze, tristezza malcelata e confusa con la timidezza. Quando andava bene e lo sposo si rivelava attento e ben disposto. Ma non era sempre così.

Da queste situazioni di isolamento talvolta si usciva grazie alle nuove richieste di matrimonio cui lavorava il sensale: trovava qualche sorella, cugina, compaesana, che, rassicurata dalle esperienze maturate, si accingeva a trasferirsi, finché si costituiva quasi una piccola colonia di emigrate che, di generazione in generazione, andava ampliandosi. E bisogna ricordare anche che il matrimonio allora era per sempre perciò succedeva spesso che la novella sposa, andata a vivere nella casa dei suoceri, specie se ne aveva maritato il primogenito, fosse maltrattata, condizionata, criticata, umiliata dalla matriarca, cui neppure il figlio osava ribellarsi. Sembra storia di tempi antichi, ma è trascorso meno di un secolo. Hanno presente questo quadro sociale i ragazzi e le ragazze che oggi sarebbero in età da marito, se non optassero per scelte più comode, tutelati come sono da accordi prematrimoniali, avvocati divorzisti, genitori pronti a dare battaglia?”

Sorride Laura, cui il matrimonio va un po’ stretto, leggendo questa pagina che lei stessa ha scritto alcuni anni prima per una tesina. Sta vivendo ancora la fase dell’assestamento, ma crede con tutta se stessa nel rapporto con Stefano. Solo vuole trovare la sua dimensione, vuole sentirsi realizzata: non le piace la sensazione di dover accettare per correttezza, per non offendere, per essere gentile. Vuole essere entusiasta, com’è sempre stata, sia nel lavoro sia in famiglia!









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