giovedì 13 gennaio 2022

Spannocchiare


 

    Spannocchiare







Alla richiesta di delucidazioni, perché non sa cosa significhi “spannocchiare”, la nonna sorride: “E’ proprio un’azione che non potrai mai compiere, almeno qui da noi. I tempi sono cambiati, Camilla, e pure il granturco lo è. Adesso ci preoccupiamo per le coltivazioni di mais transgenico, la situazione ci è un po’ sfuggita di mano, il mercato ha le sue esigenze, mentre una volta si coltivava il granoturco necessario alla famiglia e ai suoi animali: forniva la polenta che era un alimento fondamentale in inverno, ma permetteva anche di ingrassare i polli con i residui del sacco. Le foglie diventavano pagliericci e talora venivano intrecciate per fornire canestri. Il raccolto avveniva in autunno, le pannocchie si accatastavano in un bel mucchio al centro del cortile e si lasciavano ad asciugare. Quando minacciava pioggia bisognava coprirle. Poi in una bella sera di luna piena, o quasi, purché ci fosse chiarore, ci si sedeva tutti attorno alla montagnola di granturco e si cominciava a sfogliare tra chiacchiere, risate e canti. Mi piaceva partecipare a quel rituale perché metteva allegria, ma temevo gli insetti nascosti tra quelle pannocchie: di giorno potevo vederli e buttare tutto lontano, al buio non vedevo nulla e provavo qualche timore. Tutti gli altri sembrava non ci facessero caso. Ma il momento più bello, sempre in riferimento al raccolto del granturco, era per me di poco successivo: mio nonno allargava su tutto il cortile il liquame che era presente nella letamaia, vi stendeva sopra un grande telo e poi, sul di esso, il mais già sgranato con l’apposita macchina. Doveva asciugare bene, mi diceva, e mi insegnava a ‘rigarlo’: era divertentissimo! Dovevo mettermi scalza e strisciare i piedi in modo da formare delle righe in quello strato di chicchi. Se avevo fatto un buon lavoro, alla fine il raccolto si presentava tutto a righe, se mi divertivo a spostarmi a destra o sinistra, per fare un disegno, mi beccavo una bella sgridata. Quando ho capito il perché, ho iniziato a fare il lavoro seriamente: una volta che l’aria aveva asciugato lo strato superficiale del granturco, passando con i piedi, sempre strisciandoli sul telo, lungo la parte rialzata, si formavano nuovi solchi ed i chicchi che erano sotto venivano sopra ad asciugare. Mi divertivo moltissimo e avrei continuato tutto il giorno, invece anche qui dovevo rispettare i tempi. E poi, la sera, tutto veniva ammucchiato al centro del telo e ben coperto perché non assorbisse l’umidità della notte. Capisci perché oggi non ti sarebbe più possibile spannocchiare né tanto meno rigare il granturco?”






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